Tecnica, regole, istruzioni (spartiti o procedure), incarichi e specializzazioni, strumenti; ma anche flessibilità, iniziativa, improvvisazione; e poi organizzazione, direzione e controllo, affinché tutte le attività abbiano una coerenza verso l’obiettivo e si sviluppino andando “a tempo”.
Dalle parole del famosissimo trombettista Wynton Marsalis «Il jazz ti ricorda che devi far funzionare le cose assieme agli altri. È difficile, ma si può fare. Quando un gruppo di persone cerca di inventare qualcosa insieme, è facile che nascano conflitti. Il jazz ti obbliga ad accettare le decisioni degli altri: a volte di tocca guidare, a volte seguire, ma non puoi rinunciare a nessuno dei due ruoli.» notiamo subito quanti aspetti abbiano in comune la Musica (e, in particolare, la musica jazz) e la Gestione per la Qualità!
Introduzione
Musica e Qualità è un binomio non solo seducente, ma anche concreto grazie ai punti di contatto fra questi due mondi.
Se la musica è prettamente attrattiva, la qualità non sempre. Riguardo ai generi musicali, ognuno ha le sue preferenze: le note passano dal canale uditivo ai circuiti emozionali e quindi la scelta è sempre fortemente personale.
Nei confronti della qualità le opinioni sono discordanti e purtroppo, in maggioranza, negative in quanto legate ad esperienze spesso infelici caratterizzate da burocrazia, appesantimenti, aspettative e fraintendimenti, generando un bagaglio di emozioni negative, che contrastano con i suoi principi e valori originali.
Per riallineare questa visione ci può venire in aiuto la musica, in particolare il jazz.
L’anello di congiunzione è il lavoro di gruppo: elemento fondante della qualità e che, nel jazz, trova una interpretazione particolare.
Ci sono diversi accostamenti fra la musica e il contesto lavorativo: ad esempio, nella musica classica il ruolo del direttore d’orchestra esplicita la forza della leadership.
Il jazz promuove una visione diversa, legata alla dinamica dei musicisti mentre eseguono il brano.
La lettura del jazz
L'associazione più immediata è con l'improvvisazione. Questo termine va ripulito da una accezione errata: fare le cose in qualche
modo, sulla base di una ignoranza totale. Nella musica, così come anche nel teatro, ha una accezione opposta: improvvisa l'artista che ha coltivato così in profondità le sue conoscenze e abilità, da poter intervenire in modo personale, dando così spazio alle sue emozioni.
Il brano jazz risulta da una alternanza di esecuzioni corali e solistiche. In altre parole: i musicisti suonano insieme quanto riportato nello spartito, e poi, senza un ordine prestabilito né in termini di sequenza né di durata, ogni musicista ha uno spazio suo in cui può esprimere le sue emozioni con le note del suo strumento.
Questa organizzazione del brano ha diverse ricadute.
Osservando i comportamenti dei musicisti possiamo derivare l'impostazione del jazz in ottica manageriale:
- 1. Il brano nasce con una sua struttura, ma poi ogni esecuzione è diversa, anzi unica. Questo aspetto è frutto della coesistenza di regole e flessibilità. L'originalità del brano è data dalle improvvisazioni, non codificate in precedenza.
- 2. Il musicista sa fare squadra, ma è anche in grado di agire in autonomia. Ha quindi una pluralità di atteggiamenti comportamentali: nel gruppo ha ruolo di gregario, nella improvvisazione di protagonista.
- 3. L'improvvisazione è frutto di una lunga preparazione: padronanza dello strumento, studio, personalizzazione di quanto appreso. Questo impegno parte dalla formazione e mette le basi per l'innovazione.
La lettura di questi punti mette bene in luce la caratterizzazione di questo genere musicale: anche nel concerto di musica classica ci sono gli assoli, ma sono definiti e "provati".
In sintesi quindi, dalla osservazione della dinamica fra i musicisti emerge una chiave di lettura globale: il jazz dimostra come l'appartenenza al gruppo permette al singolo di esprimersi al meglio.
La lettura della qualità
Il punto di partenza e di arrivo è il cliente: nei confronti dei suoi bisogni e desideri, l'organizzazione si preoccupa di creare una soluzione in grado di aumentare la sua soddisfazione. Il motore è il processo. La definizione tradizionale di "attività correlate che trasformano input in output" è corretta ma insufficiente. Per inquadrarlo nella ottica giusta dobbiamo aggiungere la componente persone, a due livelli:
- persone che svolgono le attività correlate per generare la trasformazione di input in output: il gruppo di processo.
- persona che riceve l'output: il cliente del processo.
Seguendo questa chiave di lettura il processo è assimilabile ad un gioco di squadra, dove ogni soggetto ha un ruolo e la comunicazione interna diventa il pilastro portante.
Questa visione assimila il processo ad un lavoro di gruppo, con diversi vissuti. Da una parte possono nascere legami di fiducia molto stretti, tra persone abituate a lavorare bene insieme con fiducia nelle reciproche abilità, a
creare sottogruppi estremamente affiatati. Analogamente possono nascere posizioni legate ad infelici esperienze pregresse. Quella più ricorrentemente messa all'indice richiama la rigidità del gruppo: c'è chi sente schiacciato dagli altri, chi invece ritiene di essere l'unico a faticare.
Entrano così in gioco gli aspetti chiave che vigono nella jazz band:
- regole & flessibilità;
- gruppo & singolo;
- preparazione & innovazione.
Vivere la metafora "Impresa & Jazz"
La metafora accosta due mondi: non sostiene che sono sovrapponibili! È un metodo che consiste nel connotare gli aspetti chiave di un mondo, con questi forgiare una sorte di lente per guardare un altro mondo, cogliendo così aspetti inusitati.
Le connotazioni del jazz sono ben applicabili all'ambiente lavorativo.
L'organizzazione produce mediante gruppi di processo e gruppi di lavoro temporanei. Entrambi sono necessari. Entrambi assolvono al compito di integrare punti di vista differenti, al fine di affrontare in modo costruttivo un tema secondo una pluralità di posizioni. Questa esigenza è oggi più pressante che in passato, in relazione alla veloce obsolescenza dei prodotti e dei servizi e alla pervasività dell'apporto della tecnologia, in particolare quella informatica.
Il jazz live
Il parallelo fra jazz e qualità diventa ancora più avvincente se proposto con uno spettacolo con musica dal vivo. I partecipanti sono invitati ad associare al piacere dell'ascolto della musica
anche l'osservazione dei musicisti. Questi alternano il suonare in gruppo con le singole improvvisazioni. Si coglie così una forte energia che permette di agire in modo flessibile: fra i musicisti che, con uno sguardo di intesa alternano il suonare in gruppo con le singole improvvisazioni; fra la band e il pubblico, e vice versa.
A dare vita questa energia è proprio l'improvvisazione. È un momento in cui il musicista entra in scena da solo e dà una sua interpretazione al brano in relazione alle emozioni che vuole condividere con gli altri musicisti e con il pubblico. In questo agire c'è anche la consapevolezza dell'assunzione del rischio: uscire dal tracciato del pentagramma è consentito grazie alla sua preparazione. Questa dinamica è frutto di un delicato equilibrio di diritti e doveri; ovvero il diritto di esprimere il proprio stato d'animo associato al dovere di rispettare quello degli altri.
In ambito lavorativo l'improvvisazione assume il significato di un agire autonomo responsabile. Nel processo i diversi soggetti coinvolti lavorano in gruppo: ognuno deve essere consapevole del proprio contributo all'esito del processo. In questo modo si sollecita la leva più potente: la motivazione.
Questa metafora sollecita una sfida: darsi regole e poi infrangerle con senso di responsabilità.
Un paradosso, solo apparente, per vincere la sfida di sempre: lavorare serenamente, tutti insieme.
da Marco Perego Senior Consultant, 2 gennaio 2023
RIFERIMENTI
Erika Leonardi: IMPRESA & JAZZ. Il lavoro di gruppo a tempo di swing; Guerini Next, 2018