Loading...
Quante volte ci sdoppiamo! Ovvero pur essendo presenti fisicamente, la nostra mente (o cuore?) viaggia in spazi lontani.
Non sempre siamo bravi a celare questa nostra latitanza. È più forte di noi. Le cause possono essere diverse. Interiori: pesantezza di un problema non risolvibile, rammarico per risultati inadeguati, ansia per programmi futuri, ricordi piacevolmente avvolgenti... anche esteriori: scarsa capacità di coinvolgimento di chi governa la situazione, distrazioni provenienti dall'ambiente, disturbi generati da altri...
Come spesso accade, ci viene più facile cogliere negli altri questo sdoppiamento, che non riconoscerlo in noi stessi.
Non riesco a trovare un aspetto positivo in questo modo di agire. Chi si sdoppia sta mettendo in atto uno spreco delle proprie risorse, non riuscendo così a vivere appieno né ciò che accade nella realtà, né ciò che ribolle dentro. Chi assiste allo sdoppiamento dell'altro, prova disagio e fa fatica a procedere nel suo ruolo.
Queste riflessioni sono nate dalla lettura di una storia (forse di origine sufi) proposta da Nazareth Castallenos (Lo specchio del cervello):
«Dopo diverse ore di ascesa sulla montagna, i portatori si fermarono con sorpresa degli escursionisti.
"Che succede?" Li rimproverarono.
"Vi stiamo aspettando. I vostri corpi ci accompagnano ma le vostre menti non hanno ancora abbandonato il rifugio" risposero».
A presto,
Erika Leonardi